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Sonetti del 1834 | 137 |
ER ZENATORE NOVO.
(3.)
Ôh, vvojjo dàvve1 una gran nova, vojjo:
Che ffinarmente er Papa stammatina
Ha ffatto senatore Garavina,2
E ttra ggiorni lo stalla3 in Campidojjo.
E ggià in Cancellaria se stenne4 er fojjo
De privileggi in carta bbergamina,5
Ciovè cche aspetta6 a llui la cunculina7
Quanno fa ar Papa da assistent’ar zojjo.
In quanto poi si8 ppijjerà ppossesso,
Questo dipennerà dda la saccoccia:9
Ché ggià, lo pijji o nno, ttant’è ll’istesso.
Li riquisiti per entrà in funzione
So’10 una bbrava perucca11 in zu la coccia,
Un par de guanti bbianchi, e un bèr rubbone.12
16 gennaio 1834.
- ↑ Voglio darvi.
- ↑ Vedi la nota 2 del sonetto precedente.
- ↑ Lo installa.
- ↑ Si stende.
- ↑ In carta pergamena.
- ↑ Spetta.
- ↑ Vedi il sonetto.... [No. Vedi la nota 4 del primo di questi quattro sonetti.]
- ↑ Se.
- ↑ Gravissime spese deve sostenere il Senatore novello, se vuol fare la solenne cavalcata e le altre cerimonie del possesso pubblico: le più cospicue tra le quali spese consistono nelle regalie ed altre mance d’uso. L’Altieri, e il più antico Patrizi ne restarono spaventati, e presero il possesso privato. [Altrettanto fece il Duca di Gravina.] Vedi la nota 5 del sonetto precedente.
- ↑ Sono.
- ↑ [Coccia: testa.] La parrucca senatoria incipriata, e con boccoli pendenti sulla schiena del gran magistrato.
- ↑ Rubone, nome della veste senatoria, tessuta in seta ed oro.