Pagina:Sonetti romaneschi III.djvu/142

132 Sonetti del 1834


LA FAMIJJA SUR CANNEJJERE.1

     Chi vvò cconossce2 er fior de le famijje,
Entri a rrifasse3 l’occhi in sto portone,
E vviènghi a vvede4 a ccasa der padrone
Si cche ffrega5 d’argenti e dde mobbijje.

     Cqua ggioje pe’ la mojje e ppe’ le fijje:
Cqua parchetti a la Valle e a Ttordinone:6
Cqua vviaggi e scampaggnate oggni staggione:
Cqua ccavalli da sella e dda parijje.

     E rrifreschi, e accademie, e ttavolini
Co’ li ppiù mmejjo ggiochi der paese,
Dove nun curren’antro che zzecchini.

     Inzomma tra sti sfarzi e ttra ste spese
S’ha da stà ppe’ ccapì cquanti quadrini
Pò avé un Mastro-de-casa d’un Marchese.7

9 gennaio 1834.

  1. In auge, in grandezza.
  2. Chi vuol conoscere.
  3. A rifarsi, a ristorarsi.
  4. E venga a vedere.
  5. Se che quantità.
  6. La Valle e Tordinona, primi teatri di Roma.
  7. Abbiamo in Roma fra gli altri un luminoso esempio di questa verità. Un signor Patrizi maestro di casa del Principe Chigi, e addetto anche al Duca Braschi, è stato accusato e convinto da quest’ultimo di furti vistosi. Ma il signor Patrizi ha danari e belle figlie, potentissimi avvocati della Romana Corte. [Cfr. il sonetto: La padrona ecc., 16 febb. 33.]