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130 | Sonetti del 1834 |
LA MUSICA DE LIBBERTI.1
Oh, ssor Paterni,2 l’avémo sentiti
A Llibberti sti su’3 musicaroli;
E ssa cche jj’ho da dì? llei se4 conzoli,
Ché ppropio arimanéssimo5 intontiti.6
Che angeli! che zzuccheri canniti!7
Che ccanari, per dio!, che rrosiggnoli!
Pàreno8 llì ddavanti a li cocciòli,9
’Na soffitta de gatti inciamorriti.10
Dove nun lo dicessi11 er butteghino
Che llì ddrento se12 canta una commedia,13
Ar zentì14 cquel’inferno ar Babbuino15
Currerìa16 ’r bariggello17 spaventato,
Currerìa la mammana co’ la ssedia,
Currerìa l’ojjo santo cór curato.
8 gennaio 1834.
- ↑ Il teatro Alibert, nella stagione del carnevale 1834.
- ↑ Nome dell’impresario.
- ↑ Questi suoi.
- ↑ Ella si.
- ↑ Rimanemmo.
- ↑ Attoniti.
- ↑ Canditi.
- ↑ Paiono.
- ↑ I lumi della bocca d’opera. [Detti cocciòli, cioè piccoli cocci, perchè fino a pochi anni prima della data di questo sonetto, erano realmente in tutti i teatri di Roma tanti tegami pieni di sego. E forse nell’Alibert duravano ancora.]
- ↑ [Incimurriti.]
- ↑ Dicesse.
- ↑ Si.
- ↑ [Anche l’opera in musica per il romanesco è commedia.]
- ↑ Al SentireFonte/commento: Sonetti romaneschi/Correzioni e Aggiunte.
- ↑ Via del Babuino, ove si trova il teatro.
- ↑ Correrebbe.
- ↑ Il bargello.