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Sonetti del 1833 | 109 |
ER PAPA DE MO.
Er Papa d’oggi, Iddio lo bbenedichi,
È un omo, crede1 a mmé, arissettatello.2
È un papetto3 de core e de sciarvello4
D’avé in ner culo l’antri5 Papi antichi.
E ggnisuno pò ddì6 cche nun fatichi:
Ché nun fuss’antro questo, poverello,
Quanti lavori ha ffatti fà in Castello,7
Pe’ ssarvacce8 la panza pe’ li fichi.
Lui se veste da sé: llui s’arispojja:
Lui tiè in testa quer pezzo de negozzio,
Che cce vorebbe sotto la corojja.9
Lui trotta:10 lui ’ggni ggiorno empie un cestino
De momoriali... E ddichi11 che sta in ozzio,
Quanno, cristo-de-ddio, pare un facchino!
16 novembre 1833.
- ↑ Credi.
- ↑ [Rassetttatello: assestato, ammodo.]
- ↑ Un papetto è anche moneta d’argento da due paoli.
- ↑ Cervello.
- ↑ Gli altri.
- ↑ Nessuno può dire.
- ↑ [Castel Sant’Angelo, dove, per mezzo del corridoio coperto che lo mette in comunicazione col Palazzo Vaticano, il Papa, a un bisogno, avrebbe potuto ripararsi.]
- ↑ Per salvarci. [Salvare a sè stesso, s’intende, non a noi.]
- ↑ Coroglia, quella corona di panni ravvolti che si pone fra il capo ed i pesi.
- ↑ [Fa la trottata in carrozza.]
- ↑ Dici.