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92 | Sonetti del 1833 |
ER POVER’OMO.
È una spesce1 de quer che mme2 successe,
A mmé, llì da l’Impresa a la Missione.
Passava un prelatino; e un lanternone3
De decanaccio4 je vieniva appresso.
Io je stese5 la coppola; e cquer fesso6
Sai che mme disse? “Fatica, portrone.„
Ma eh? sso’7 ppropio sscene? Er bove adesso
Disce cornuto all’asino.8 Ha rraggione.
Dimme9 portrone a mmé, ppe’ ccristallina,10
Che cquanno viè11 la sera che mme corco
Nun me sento ppiù ll’ossa de la schina;12
Mentre che llòro, fijji de miggnotte,13
Fanno la vita der Beato Porco
Tra annà in carrozza, maggnà, bbeve14 e ff.....
29 ottobre 1833.
- ↑ Specie.
- ↑ Mi.
- ↑ Lanternone dicesi ad uomo lungo e mal fatto.
- ↑ Servitoraccio.
- ↑ Gli stesi. [La coppola: una specie di papalina. Donde poi scoppola, scapaccione da buttar giù la coppola; e scoppolare, scapaccionare.]
- ↑ Quello sgarbato.
- ↑ Sono.
- ↑ Proverbio.
- ↑ Dirmi.
- ↑ Giuramento modificato.
- ↑ Viene.
- ↑ Schiena.
- ↑ Bagasce.
- ↑ Bere.