Pagina:Sonetti romaneschi II.djvu/66

56 Sonetti del 1832

RUZZA CO’ LI FANTI, E LLASSA STÀ LI SANTI.1

     Chi tte lo nega? Ha un tantinèr dell’órzo,2
Biastima un goccio,3 è un pò llesto de mano,4
Pènne p’er gioco,5 ha la passion der zorzo,6
E jje cricca er mestier der paesano.7

     De rimanente poi, è bbon cristiano,
Sta scritto a la Madonna der Zoccorzo,8
Donne nun pò vvedelle da lontano,
E è ddivoto de San Carl’ ar Corzo.9

     Chi ppe’ cconosce l’ommini, commare,
Praffe,10 s’afferma a la prim’ ostaria,
Pijja un c.... pe’ un fischio,11 e nnun je pare.

     Tant’antri bbaron bècchi12 bbu-e-via13
So’ iti a tterminà sur un artare!...
Abbasta, nnun entramo in zagrestia.14

23 gennaio 1832.

  1. [Proverbio.]
  2. [Un tantinello dell’orso.] Alquanto dell’orso.
  3. Bestemmia un poco.
  4. Ladro.
  5. Inclina al giuoco.
  6. Sorso: il bere.
  7. Spia.
  8. Sodalizio in Roma.
  9. Lo stesso che gli altri Sancarli venerati in Roma in più chiese.
  10. Suono esprimente l’arrestarsi d’una cosa caduta.
  11. Proverbio.
  12. Con la e larga.
  13. [Bbu-e-via: bu con quel che segue, cioè buggiaroni.]
  14. Modo proverbiale, corrispondente al titolo di questo sonetto.