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48 | Sonetti del 1832 |
CHI VA LA NOTTE, VA A LA MORTE.1
Come so’ lle disgrazzie! Ecco l’istoria:
Co’ cquell’infern’uperto de nottata,
Me ne tornavo da Testa-spaccata2
A ssett’ora indov’abbita Vittoria.
Come llì ppropio dar Palazzo Doria
So’ ppe’ ssalì Ssanta Maria ’nviolata,3
Scivolo, e tte do un cristo de cascata,
E bbatto apparteddietro la momoria.4
Stavo pe’ tterra a ppiagne a vvita mozza,5
Quanno ch’una carrozza da signore
Me passò accanto a ppasso de bbarrozza.6
“Ferma!„, strillò ar cucchiero un zervitore;
Ma un voscino ch’escì da la carrozza
Je disse: “Avanti, aló;7 cchi mmore, more.„8
21 gennaio 1832.
- ↑ [Proverbio.]
- ↑ Via di Roma.
- ↑ Santa Maria in Via lata, antico nome del Corso.
- ↑ È comunque opinione del popolo che la memoria risieda nella parte posteriore del capo, la quale perciò si chiama propriamente la memoria.
- ↑ A gocciole, come una vite recisa che dia umore.
- ↑ Baroccio, carretta da buoi.
- ↑ [Dall’allons de’ Francesi; e il Belli avverte in più luoghi che deve pronunziarsi con l’o stretto.]
- ↑ [Pecora nera, pecora bianca: chi more, more; chi campa, campa. Proverbio umbro, e anche romano, almeno nella seconda parte.]