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Sonetti del 1832 43

ER TEREMOTO.

     Che ccos’è er teremoto de la terra,
Me l’ha spiegato tutto-quanto Toto.1
Disce che ggiù ggiù ggiù c’è un buscio2 vòto,
Dove ce scola l’acqua e cce se serra.

     E cche cquanno er zor diavolo fa vvoto
A ccas’e cchiese d’intimajje guerra,
Va llì cór una fiaccola e cce sferra
Sto sartarello3 cqui der teremoto.

     La fiaccola de pesce4 e dde caperchio5
Manna l’acqua in bullore6 e ll’arza in fume,
E er fume che vvò uscì smove er cuperchio.

     Toto, che ssa ste cose perch’è ccoco,
Disce, si ttira7 l’acqua e accenne er lume:
Acqu’ e ffoco, er Zignore je dia loco.8

20 gennaio 1832.

  1. [Antonio o Teodoro.]
  2. Buco.
  3. Saltarello, notissimo ballo romano. [Il qui poi che lo accompagna, è un aggiunto pleonastico, usitatissimo anche in Toscana, come se dicesse qui presente, o già nominato, e simili.]
  4. Pece.
  5. Capecchio.
  6. Bollore.
  7. [Se cava.]
  8. [Proverbio.]