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Sonetti del 1832 41

ER MEDÉMO.

4.

     C’ha cche ffà er terramoto de Fuligno
Co’ la commedia der teatro Pasce?!1
C’entra come ch’er fischio e la bbammasce,2
Come la fr.... e ’r domminumzuddigno.3

     E cquì ha rraggione lui Mastro Grespigno,
Cuer ch’abbòtta4 li fiaschi a la fornasce,
Ch’er terramoto è un spirito maligno,
Che ttanto5 fa cquer che jje pare e ppiasce.

     Nun ze pò6 ppregà Iddio matin’ e ggiorno
E annassene la sera a la commedia?
Cuesto che gguasta ar terramoto, un corno?

     Bella raggion der c....! propio bbella!
Perché ar Papa je trittica7 la ssedia,
Se mette la mordacchia8 a Ppurcinella!

19 gennaio 1882Fonte/commento: Sonetti romaneschi/Correzioni e Aggiunte.


  1. Correva voce che si dovesse celebrare un triduo di penitenza con sospensione di recite nei teatri di Roma.
  2. Bambagia.
  3. Domine non sum dignus.
  4. [Gonfia. Donde il modo proverbiale: nun zo’ ffiaschi, che s’abbòttano, per dire che una data cosa non si può fare in un momento.]
  5. Ad ogni modo.
  6. Non si può.
  7. Trema. Può anche riguardarsi come allusione politica.
  8. Strumento da serrare la lingua. [Si metteva ai condannati a morte, nel condurli al supplizio, quando si sospettava che potessero dir cose da eccitare scandalo o tumulto; e perciò la misero anche a Giordano Bruno. “Giovedì fu abbrugiato vivo in Campo di Fiore quel frate di S. Domenico di Nola, heretico pertinace, con la lingua in giova, per le bruttissime parole che diceva, senza voler ascol-tare nè confortatori nè altri.„ Così dice uno degli Avvisi di Roma, sotto la data del 19 febbraio 1600, pubblicato per la prima volta dal Bongi, poi dal Berti e da altri; e glova o gióa è precisamente (cosa non avvertita fin qui) il corrispondente veneziano di mordacchia. — Si metteva altresì a’ bestemmiatori, allorchè, frustandoli, si portavano in berlina sull’asino; ed eccone un esempio, raccontato dall’abate Benedetti nel suo Diario, dal quale lo ha gentilmente trascritto per me il cav. Silvagni, che ne è possessore: “Prima Domenica di Novembre 1774:... mentre succedeva questo fracasso, s’è sentito il rumore d’un tamburro. Era la Corte che portava due malfattori in berlina sopra un somaro. Venivano dal Governo Vecchio e andavano a Piazza di Campo de Fiori. Il primo pareva un facchino tutto scamisciato, colla Mitra e li diavoli, perchè era bestemmiatore. L’Aguzzino li dava le frustate, ma lui bestemmiava coll’occhi, perchè aveva la mordacchia.„ — Esempi poi di bestemmiatori esposti alla berlina con la mordacchia sulle porte delle chiese, ma senz’asino e senza fustigazione, se ne ebbero fin verso il 1840. E tutto questo non era molto, a confronto di quanto ordinava il cardinal Giustiniani arcivescovo d’Imola, nella Notificazione del 3 giugno 1828, la quale diceva testualmente cosi: “Se„ il bestemmiatore “fosse povero plebeo, la prima volta stia un giorno legato alla porta della Chiesa, la seconda frustato, la terza forata la lingua e posto in galera.„]