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Sonetti del 1832 34

L’ASTRAZZIONE DE ROMA.

     Che cce vorressi fà? ciavévo tanta
Speranza a l’astrazzion de stammatina,
E vvarda si cche ssorte de scinquina!
     3.        7.        24.        8.        40.

     Buggerà er cannarone1 che li canta,2
E cchi lli mette ggiù ne la terina:3
Ch’io me vorìa ggiucà n’anguillottina,4
Si llì ddrento ce so’ ttutt’e nnovanta.

     E pperchè cc’è a l’Impresa er Castelletto?5
Pe’ cconcertasse prima tra de lòro
Cuello c’ha da tirà ddoppo er pivetto.6

     Ecco si cche vvò ddì cquer conciastoro,7
Quer passamano8 addietr’ar parapetto:9
Nun ze sapessi mai tutt’er lavoro!

16 gennaio 1832.

  1. [Da canna della gola.] Gridatore, persona di voce alta.
  2. Cantare i numeri è in Roma l’“annunziarli.„
  3. Bussolo d’argento in forma di urna, consimile presso a poco ad una zuppiera, detta in Roma terrina, e dal comune terina.
  4. Uno degli storpiamenti di guillotine (ghigliottina): quajjottina, anguillottina, ecc.
  5. Congregazione de’ notabili della Impresa de’ Lotti, i quali, raccolti insieme, mercè alcuni loro metodi riconoscono e mettono fuori di giuoco pel di più quei numeri che abbiano ecceduto nelle poste il carico delle vincite a cadaun numero assegnato.
  6. Fanciullo. [Ma sempre in tono canzonatorio.] È un alunno dell’ospizio degli orfani.
  7. Drappello composto dal prelato tesoriere e di altri camerali.
  8. I già detti, dal punto in che l’orfano estrae una palla e la dà per di dietro alle spalle, si vanno passando uno all’altro il cartellino numerato che dentro vi era: e ciò per verifica della susseguente pubblicazione.
  9. Della loggia di Monte-Citorio.