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Sonetti del 1833 375


FRATÈR CARO.

2.

     Nu’ l’avesse1 mai fatto! Sto curiale,
Fratèr caro, era un bèr baron futtuto;
E ppe’ mmé ssarìa stato meno male
De scrive: aùt aùt,2 chi ha aùto ha aùto.3

     Cuadrini, je n’ho ddati co’ le pale:
Tempo, n’ha ppreso cuello c’ha vvorzuto:4
E ssai com’è ffinita? Er tribbunale
Disce c’ho da mostrà cquer c’ho vennuto!5

     Ma ggnente, fratèr caro: sc’è dde peggio:
Sto sor abbate6 caccia un conto adesso,
Un conto, c’hai da dillo7 un zagrileggio!

     Le scentinare8 se curreno9 appresso:
E oggni addio che jj’ho ddato a lo spasseggio10
Me sce11 l’ha mmesso drento pe un congresso.

Roma, 18 gennaio 1833


  1. Avessi.
  2. Àut àut.
  3. Chi ha avuto, ha avuto.
  4. Voluto.
  5. Venduto.
  6. [V. la nota del sonetto: Er corpo ecc, 8 genn. 32.]
  7. Dirlo.
  8. Centinaia.
  9. Corrono.
  10. Passeggio.
  11. Ce.