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Sonetti del 1833 365

LA MOJJE MARTRATTATA

     Porco bbù e vvia,1 tu cce sei stato a ccena,
E a mmé ’na pulentina rada rada
M’ha da servì de semmola e de bbiada,2
E mme fai puro3 la cantasilena!4

     E cche! mm’hai trova5 in mezzo d’una strada,
Io che tte fo da Marta e Mmadalena?!6
Ma abbada7 veh, pporcaccio a ppanza piena,
C’una le paga tutte, Angiolo: abbada.

     Io sto a ccroscetta,8 e llui torna acciuffato9
Co ’ggni sorte, pe’ ddio, de mastramucci!10
Ah! nnun fà11 ccorna a tté ppropio è ppeccato!

     Sta’ attenta, fijjo,12 perch’io sarto er fosso.13
Hanno ggià uperto l’occhi li gattucci:14
Io fo tiratte15 er cazzo ar pettorosso.16


Roma, 15 gennaio 1833

  1. Bu e via, cioè bu e quel che segue della parola: insomma, senza complimenti, buggerone.
  2. D’ogni e solo cibo.
  3. Pure.
  4. Cantilena: qui, per “brontolio.„
  5. Trovata.
  6. Ti servo in ogni aspetto; da moglie e da fantesca.
  7. Bada.
  8. A digiuno: dal far la croce sulle labbra col pollice.
  9. Accipigliato.
  10. Stravaganze.
  11. Fare.
  12. Le donne si servono del participio feminino, parlando anche ad uomini.
  13. Rompo il freno.
  14. Mi sono illuminata.
  15. Ti fo tirare.
  16. Tirare il cazzo al pettirosso, o a pettirossi: vale “morire.„