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326 Sonetti del 1833

ER DISCISSETTE GGENNARO

     Nostròdine1 cór zanto madrimonio2
Sèm’iti a vvisità Ssanta Pressede,3
E ddoppo a Ssammartino,4 e ddoppo a vvede5
A bbenedì le gubbie a Ssant’Antonio.6

     Er prete era cuer pezzo de demonio7
De don Pangrazzio, e stava in cotta in piede
A aspettà cco’ l’asperge8 che la fede
Je portassi le bbèstie ar mercimonio.

     Porchi, somari, pecore, cavalli,
S’ainàveno9 tutti in una turma,
Pieni de fiocchi bbianchi, e rrossi e ggialli;

     E ddon Pangrazzio, fascenno10 una toppa11
De quadrini, strillava a cquella sciurma:12
“Fijji, la carità nnun è mmai troppa.„


Roma, 8 gennaio 1833

  1. Noi. Miòdine, vuol dire “io„; vostròdine, “voi„; er zor òdine, “egli.„
  2. Con la moglie.
  3. Chiesa sull’Esquilino, sopra le Terme di Novato, nell’antico Vico Laterizio.
  4. S. Martino, altra chiesa elegantissima, contigua alla predetta.
  5. Vedere.
  6. [Gubbia: pariglia di cavalli.] Notissima benedizione di bestie [che si faceva, e si fa ancora, ma con molto minor concorso, il 17 gennaio, giorno di sant'Antonio], con retribuzione di candela ed elemosine in numerario. ["Fra i tanti privilegi concessi alle confraternite al principiare del sec. XIX, v’era quello goduto dalla confraternita di S. Eligio dei fabbri-ferrai, consistente nel diritto esclusivo di benedire nel giorno di S. Antonio cavalli, asini, muli, porci, capre, ecc. Questi animali, bardati pomposamente, con fiori e pennacchi, erano condotti alla chiesa insieme ad oblazioni e larghe elemosine da fare invidia ad altra corporazione. Di fatti le mo- nache di S. Antonio sull’Esquilino non tardarono ad escir fuori e dimostrare che S. Eligio non avea nulla che fare con S. Antonio, e tanto fecero e dissero, che giunsero a togliere ai fabbri-ferrai quel privilegio. Esclamarono questi, ma tutto fu inutile e niente ottennero. Laonde la badessa del monastero ogni anno a tempo debito emanava un editto minacciante pene a nostro arbitrio contro chiunque osasse benedire qualunque specie di bestie senza il suo permesso; editto che può riscontrarsi nella collezione casanatense. Il giorno pertanto della festa del santo, una quantità di persone si recava all’Esquilino per vedere condurre gli animali stranamente ornati a ricevere la benedizione, ed offrir le oblazioni al prete che la impartiva sulla porta della chiesa, il quale era assistito da un chierico specialmente incaricato di raccogliere le oblazioni. Colà si vedevano le coppie di cavalli della Corte pontificia, tutta la cavalleria e il treno in tenuta di parata, i cavalli e altri animali dei privati. Fra questi poi i cocchieri facevano a gara per mostrare al pubblico la loro abilità nel guidare. Sopra tutti gii altri era atteso con impazienza l’arrivo delle attaccate dei principi di Piombino e Doria-Pamphily, i cocchieri dei quali si mostravano guidando fino a 18 coppie di cavalli, messi a rango, e superando ogni difficoltà. Anche il corpo dei PampieriFonte/commento: Sonetti romaneschi/Correzioni e Aggiunte celebrava le festa di S. Antonio nei rispettivi quartieri, ed essi pure conducevano in gran tenuta le loro macchine all’Esquilino per farle benedire!„ Silvagni, Op. cit., vol. III, pag 196-98.]
  7. Pezzo-di-demonio: uomo grande e grosso.
  8. Aspersorio.
  9. Ainarsi: affrettarsi ansiosamente.
  10. Facendo.
  11. Cumulo.
  12. Ciurma.