Pagina:Sonetti romaneschi II.djvu/313


Sonetti del 1832 303

ER PENITENTE

     Oggni cuarvorta ch’io metto er barbozzo1
Ar finestrino der confessionario
Sotto a cquer ber cuadruccio der Carvario,
M’acchiappa un ride2 da strozzamme er gozzo:

     Perch’è una sscena de sentì un pretozzo,3
Che ppare che sti’ a ssede ar nescessario,
Damme4 una terza parte de rosario,
E ddì tt’assorvo poi per quant’un bozzo.5

     Er rosario lo dà ppe’ ppinitenza:
Ma cche cc’entra cuer bozzo in confessione?
Propio nun c’entra un cazzo, abbi pascenza.

     Guasi guasi io dirìa6 c’ha un po’ rraggione
Chi sse l’intenne co’ la su’ cusscenza
Invesce de pijjà st’assuluzzione.


Roma, 28 dicembre 1832

  1. Mento.
  2. Mi prende un ridere.
  3. Prete piccolo e grasso.
  4. Darmi.
  5. “Per quantum possum.„
  6. Direi.