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Sonetti del 1832 281

ER BON CAPO-D’-ANNO.

     Bbon capo-d’ajjo1 a llei, sora Maria.
Nun c’è arisposta? e cche vvor dì? vve fanno?2
Eh oggi s’ha da vive in alegria
E nnun pijjasse de ggnisun malanno.

     Anzi, io volevo, per nun dì bbuscìa,
Che ffascessimo inzieme un contrabbanno;
Ché cquer che se fa oggi, sposa3 mia,
Poi se seguita a ffà ppe’ ttutto l’anno.4

     Tutti li gusti hanno da èsse a ccoppia
In sto ggiorno; e inzinenta in paradiso
Se dà a li santi la pietanza doppia.

     E pperchè er Papa ha mmesso er giubbileo?5
     Perchè er bambin Gesù ss’è ccirconciso,
E ’r fijjolo de Ddio s’è ffatto ebbreo.


Roma, 24 dicembre 1832

  1. Capo d’anno, in modo scherzevole.
  2. Far le creste, le paturne, cioè avere il “mal umore.„
  3. Sposa (pron. colla o stretta) è il titolo d’onore che si dà a tutte le donne.
  4. Questa è l’opinione generale, che al principio dell’anno si debba fare di ogni cosa piacevole un po’, dappoicchè ciò nel primo giorno dell’anno si fa, e quello in tutti gli altri si prosegue.
  5. Su ciò vedi i sonetti...