Pagina:Sonetti romaneschi II.djvu/28

18 Sonetti del 1832

LE CAPATE.

     Co’ st’antre ammazzatore1 sgazzerate2
Ch’hanno vorzùto3 arzà4 ffòra de porta,5
Nun ze6 disce bbuscìa che Rroma è mmorta
Più ppeggio de le bbèstie mascellate.

     Dove se6 gode ppiù com’una vorta
Quer gusto er venardì dde le capate,7
Quanno tante vaccine indiavolate
Se6 vedeveno annà ttutte a la sciorta?8

     Si9 scappava un giuvenco o un mannarino,10
Curreveno su e ggiù ccavarcature11
Pe’ Rripetta, p’er Corzo e ’r Babbuino.12

     Che rride13 era er vedé ppe’ le pavure
L’ommini mette mano14 a un portoncino,
E le donne scappà cco’ le crature!15

11 gennaio 1832.

  1. La pubblica ammazzatoia di animali destinati al cibo.
  2. Voce di spregio.
  3. Voluto.
  4. Alzare.
  5. Del Popolo.
  6. 6,0 6,1 6,2 Si.
  7. Erano dette capate Fonte/commento: Sonetti romaneschi/Correzioni e Aggiunte que’ branchi di bestie vaccine che sino agli ultimi tempi s’introducevano in Roma disciolte nel giovedì e venerdì d’ogni settimana per portarsi ai macelli.
  8. Alla sciolta.
  9. Se.
  10. Mandarino: nome che si dava a ciascuno di que’ buoi, muniti di un campanaccio al collo, destinati a guida delle altre bestie.
  11. Butteri a cavallo.
  12. Le tre vie che mettono capo alla Piazza del Popolo.
  13. Che ridere! ecc.
  14. Metter mano, per “entrare.„
  15. Creature.