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Sonetti del 1832 241

ER GIUBBILEO.1

2.

     Er giubbileo me piasce: e nnun confonno,
Come li frati, er coro e ’r rifettorio.
Lui è bbono a cchi ttribbola in ner monno
E a cchi sta ttribbolanno in purgatorio.

     Io però ddico che ppapa Grigorio
Doveva dà la tasta un po’ ppiù a ffonno;2
Perchè, c...., sto Deusinaddiutorio3
Nun è a Rroma né er primo né er ziconno.

     Chi ccampa co’ le mmaschere,4 fratello,5
Sto ggiubbileo nun ha da dillo un furto,
Un’invenzion der diavolo, un fraggello?

     Si st’anno er carnovale fussi longo,
Bbuggiarà er giubbileo:6 ma è ttanto curto!
Bbasta, speramo che cce naschi un fongo.7


Roma, 13 dicembre 1832


  1. Questo tesoro spirituale colpì il finire dell’anno 1832 e il cominciare del 1833.
  2. [Doveva considerar meglio la cosa. La tasta è lo "specillo.„]
  3. [Questa invocazione dell'aiuto divino, o, più largamente, questa funzione religiosa. Il nome è foggiato sul primo versetto del salmo LXIX: “Deus in adiutorium meum intende.„]
  4. [Vendendo maschere.]
  5. [Qui fa le veci di "amico mio, caro mio,„ e simili.]
  6. A la buon’ora il giubileo.
  7. Cioè: “che ci nasca di mezzo un accidente impensato, come i funghi sorgono dove non si aspettano.„