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Sonetti del 1832 233

LA CONCUBBINAZIONE.1

     “Ma, Eminenza, si vvò, llei pò aggiustalla:
M’ajjuti pe’ l’amor de la Madonna!
Sta supprica che cqui ggià è la siconna,
E intanto ho ffame e ddormo a Ssanta Galla.„2

     A ste parole, da una stanzia ggialla
Entra e ttrapassa una gran bella donna,
Eppo’ un decane3 co’ ’na conca tonna
E un ber cuccomo pieno d’acqua calla.

     Er Cardinale me se fesce rosso
Com’un gammero cotto,4 a sto passaggio;
E nnun zeppe5 ppiù ddì: “Fijjo, nun posso.„

     Ma ccome je sscennessi allora un raggio
Dar celo, pe’ llevammese da dosso
Stese er riscritto, e sse n’annò ar bon viaggio.

Roma, 9 dicembre 1832.

  1. Storpiamento ironico del vocabolo combinazione.
  2. Ospizio che dà ricovero la notte a chi è privo d’alloggio.
  3. Vedi la nota 4 del sonetto.
  4. Esiste in Roma il Collegio Germanico-Ungarico, i cui alunni pel loro vestimento rosso vengono detti gamberi-cotti.
  5. Seppe.