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230 | Sonetti del 1832 |
LA CURIOSITÀ.1
Lo sapevo! A l’uscì dde cose nove
Ècchete in moto le ggente curiose
A sfeghetasse pe’ vvedé ste cose
E cconossce er chi, er cuanno, er come, e ’r dove.
Ce n’accorgemo a cciccio2 oggi a le prove
Pe’ ste du’ tarantelle velenose.3
Tutti vònno sapé cchi le compose:
Ma er zor chi ss’annisconne perchè ppiove.
Si nun ce fussi cqui Ppiazza-Madama,4,
’Ggni pettorosso5 che ppatissce er vizzio
Conosscerebbe er manico e la lama.
Puro6, si de sto chi vvònno un innizzio,
Si vvònno indovinà ccome se chiama,
Lo vadino a ccercà nner frontispizzio.
Roma, 9 dicembre 1832.
- ↑ [Per molto tempo, anche prima che li scrivesse tutti, l’autore vagheggiò l’idea di pubblicare una raccolta di sonetti, intitolandola: Il 996; con le quali cifre, per la somiglianza del numero 9 con la lettera g, e del 6 con la lettera b, egli veniva a indicare il proprio nome e cognome. Tra i suoi libri, ce n’è due bianchi, di pagine 532 ciascuno, in carta a mano comune, preparati evidentemente per ricopiare i sonetti, poichè sulla costola portano impresso appunto il titolo: Il 996. Dopo ciò, sarà facile intendere il sonetto presente, cha ha dunque qualche importanza anche per la biografia del poeta.]
- ↑ A capello, ad unguem.
- ↑ Tarantella velenosa, — Pizzica, mozzica e fa ogni cosa. Questo è il costante principio di que’ lunghi e rozzi canti popolari, per lo più goffamente satirici e mordaci, che si dicono perciò tarantelle. A siffatte tarantelle e a’ ritornelli, consistenti in una specie d’epigrammi plebei di tre versi, il primo dei quali contiene sempre il nome d’un fiore, si riduce tutta la poesia propria del volgo romano.
- ↑ Piazza che prende il titolo dall’antico palazzo di Caterina de’ Medioi, fabbricato sulle rovine delle terme di Nerone e poi di Alessandro Severo, e divenuto dopo Benedetto XIV residenza del Governatore di Roma, che vi tiene oggidi la generale polizia dello Stato.
- ↑ Il pettirosso è qui un simbolo di curiosità.
- ↑ Purtuttavia.