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226 | Sonetti del 1832 |
ER ZOFFRAGGIO.
Mamma, pijjo er baiocco a la canestra,
Perchè ggià er mannataro1 de la Morte
L’ho ssentito strillà ttre o cquattro vorte
Giù in ner portone e ssotto a la finestra.
La lemosina, ha ddetto la maestra,
Ch’ar purgatorio je va a uprì le porte,
E ffa ll’anime sante ìllere2 e fforte,
Com’a nnoiantri er vino e la minestra.
Caso che nnoi ste porte oggi l’uprimo,
Mamma, cór un baiocco de soffraggio,
Chi scappa fòra? — Chi sse trova er primo. —
Perchè nun l’ha l’inferno st’avantaggio? —
Segno, fijja, che nnoi cuanno morimo3
Famo4 pe’ annà a l’inferno un antro viaggio.
Roma,8 dicembre 1832.
- ↑ I mandatari, sono una specie di servi ecclesiastici delle fraternità di Roma. Vestiti d’una goffa livrea, o dicasi pure divisa, coi colori della compagnia alla quale appartengono, precedono i convogli funebri; intimano le associazioni dei cadaveri, alle quali i confratelli concorrono in numero proporzionato al peso della candela che vi debbono lucrare; hanno cura della proprietà interna de’ loro instituti; e una volta per settimana vanno in abito di costume e con una bussoletta fra le mani a cantare sotto a’ balconi de’ devoti certa nenia monotona che chiede sempre danaro e termina con un Deo-gratias. Ve ne ha in giro della Compagnia della Morte, del Suffragio, di Gesù Nazzareno, di Maria SSma del Soccorso, di S. Gregorio Taumaturgo protettore dei casi disperati, ecc. ecc.; e il Deo-gratias di quest’ultimo è il più solenne e stirato che si possa desiderare. Il tempo musicale di esso ha il valore di due buone massime. [V. la nota 6 del sonetto: L'Ordine de Cavallaria, 9 genn. 82].
- ↑ Ilari.
- ↑ Moriamo.
- ↑ Facciamo.