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192 Sonetti del 1832

anche nella montagna pistoiese; ma in altri luoghi di Toscana si dice tortóro. Ognun vede che questo vocabolo è necessario; e infatti non manca al francese (tortoir), né mancava alla bassa latinità (tortor: nel Du Cange). Eppure, manca a tutti i nostri vocabolari, salvo quello dell’Uso Toscano del Fanfani!]      4 Non comprendo il perchè.      5 Selce. [Una, cioè di quelle piccole pietre riquadrate, con cui son selciate le strade di Roma.]      6_7 Spia.


ER MESE DE DESCEMMRE.

     Solo a llettre, a bbijjetti e a mmomoriali
Ch’ho da portà (e tte dono l’immasciate),
Bbisogna ch’io me magni le mesate
Tutt’a fforza de scarpe e dde stivali:

     Ch’er mi’ padrone è uno de sti tali
Ch’assisteno er villano, er conte, er frate,
Er vescovo, la monica, e l’abbate;
Bbasta che ssiino gonzi provinciali.

     Lui cià ttordi a ppelà dd’ogni paese;
E ttiè un libbraccio che jj’ha messo nome:
Libbro de conti de funzione e spese.

     Pe’ ttutto l’anno nun te dico come
Frutta la bbarca; ma ccom’è sto mese,
Li rigali cquaggiù vvièngheno1 a ssome.

Roma, 2 dicembre 1832.

  1. [Vengono.]