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Sonetti del 1832 165

LE RAGGIONE DER CARDINALE MIO.1

     Calacce er piatto a nnoi?!2 parli pe’ ggioco:
Me dichi bbuggiarate co’ la pala.
Calacce er piatto a nnoi?! Si cce se cala,
Manco mettémo ppiù la pila3 ar foco.

     Pe’ ssei cavalli e ttre ccarrozze in gala,
Già er quattromila-e-ccinquescento4 è ppoco:
Poi metti un po’ ssei servitori in zala,
Un caudatario, un coco e un zottococo:

     Sguattero, cappellano, cammeriere,
Mastro de scirimonie, cavarcante,5
Cucchiere, credenziere e ddispenziere:

     Metti er vestiario, e un pranzarello annante
De tre pportate come vò er mestiere;
Che cce resta pe’ ddà a la governante?

Roma, 29 novembre 1832.

  1. [Parla un servitore d’un cardinale, facendo suo il discorso del padrone.]
  2. Allude alla voce corsa in novembre 1832, che fra le riforme economiche dello Stato, dovesse entrare una diminuzione di stipendio. — Vedi su ciò il sonetto antecedente.
  3. [Pentola.]
  4. Attuale piatto de’ Cardinali. Sino a tutto il pontificato di Pio VIII era di scudi 4000 annui. Gregorio XVI lo accrebbe di scudi 500, per patto, come si vuole, stretto fra i Cardinali in conclave, qual condizione simoniaca della novella elezione.
  5. [Colui che precede o segue a cavallo la carrozza del padrone, ovvero le serve da postiglione. Manca ai vocabolari comuni, ma è voce anche toscana.]