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134 Sonetti del 1832


di Amarante. Minacciò estendersi anche nelle province, ma i costituzionali riuscirono a soffocarla. Allora la reazione volse i suoi sforzi a corrompere e tirar dalla sua una parte dell’esercito, il che agevolmente le venne fatto. — La notte del 29 maggio dello stesso anno, don Michele uscì da Lisbona per Villafranca alla testa del 23° reggimento di fanteria, dando così il segnale della rivolta, che in brev’ora fu seguita da tutto l’esercito. Il 2 di giugno, le Cortes, costrette a separarsi, protestarono solennemente contro il Re spergiuro. Quasi tutte le corti d’Europa, e prima d’ogni altra, quella pontificia, mandarono congratulazioni e ringraziamenti a don Michele, e il padre lo nominò generalissimo dell’esercito. Ma un anno dopo, avendo il Re concepito il disegno di riconciliarsi col popolo, dando una nuova costituzione, don Michele gli si rivoltò contro; questa volta però il colpo gli fallì, e invece della sperata reggenza, ebbe il bando dal Portogallo. Intanto la guerra contro il Brasile non procedeva favorevole ai Portoghesi; e nell’agosto del 1825, re Giovanni doveva finirla, riconoscendo l’indipendenza di quell’Impero. — Morto il Re il 10 marzo 1826, nel successivo mese il figlio don Pietro, istigato dai liberali portoghesi, aggiunse al titolo d’Imperatore del Brasile quello di Re di Portogallo ed Algarvia; e pubblicata una nuova costituzione, sulle norme di quella spergiurata dal padre, il 2 maggio abdicava il regno in favore della figlia Maria II da Gloria, ch’era ancora bambina. La reazione dal canto suo non stette inoperosa, e nel luglio e ottobre 1827 acclamò re don Michele, in favore del quale parecchie corti d’Europa fecero rimostranze a quella di Rio-Janeiro. Allora don Pietro, per provare col fatto ch’egli aborriva dalla guerra civile, nominò il fratello luogotenente de’ regni portoghesi. Don Michele accettò, e da Vienna recatosi immediatamente a Lisbona, prestava, davanti alle Cortes convocate secondo il nuovo statuto, giuramento solenne di fedeltà al fratello Pietro IV e alla nipote Maria II, obbligandosi a metter questa nel governo, appena fosse giunta all’età maggiore. L’ebbe anche promessa in isposa e firmò il contratto nuziale. Ma tutto ciò non lo appagava, e nel prestar giuramento aveva già pensato al modo di spergiurare. Formato infatti un ministero di suoi antichi partigiani, sciolse le Cortes, riconvocandole poi secondo il vecchio sistema de’ tre Stati, i quali, com’è naturale, lo svincolarono dal giuramento, e lo dichiararono unico re legittimo. I costituzionali insorsero, ma rimasero sopraffatti, e la repressione fu sanguinosa e terribile. Il Papa e le Corti d’Europa plaudivano, meno Inghilterra e Francia, che protestarono contro l’usurpazione, richiamando i loro ambasciadori. In questo mezzo moriva a Roma Leone XII, e don Michele ordinava pubblico lutto e solenni funerali. — Don Pietro, dopo aver abdicato l’Impero brasiliano in favore del figlio, il 17 aprile 1831 venne alla volta d’Europa contro don Michele, e nel luglio del 1832 sbarcato a Oporto con 7000 uomini, dopo varia vicenda di piccola guerra, aiutato efficacemente dai liberali, il 24 luglio dell’anno successivo, riuscì ad impadronirsi di Lisbona e a mettere la figlia sul trono, sotto la sua reggenza. Aveva già dichiarato che tratterebbe come ribelli i vescovi eletti da don Michele e riconosciuti dal Papa. Tenne la parola, e quindi ne nacque