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Sonetti del 1832 131


Enrico V (Conte di Chambord); fallitole questo tentativo, riuscì a trafugarsi nella Vandea, dove sperava che si rinnovassero in suo favore le sanguinose scene del secolo passato. Ma anche qui i pochi borbonici che presero le armi furono facilmente disfatti, e la Duchessa scivolò di nuovo come un’anguilla dalle mani de’ suoi nemici, fuggendo di asilo in asilo, e nascondendosi perfino ne’ boschi e ne’ fossi, finchè, travestita da contadina, si rifugiò a Nantes in una casa di amici. Lì stava da cinque mesi, nè il governo sarebbe riuscito a scovarla, se un ebreo fatto cristiano, di cui la stessa Duchessa e il papa e i caporioni del legittimismo s’erano più volte serviti per importanti missioni segrete, non la tradiva per il prezzo chi dice di centomila, chi di cinquecentomila lire, che gli furono date dal signor Thiers. Invasa però la casa dalla polizia e dai gendarmi, la Duchessa con alcuni amici si nascose in un oscuro bugigattolo, appositamente preparato dietro il frontone mobile d’un camino: e già la polizia credeva riuscite vane le sue ricerche, quando i gendarmi, per far qualcosa, avendo acceso il fuoco in quel camino, la Duchessa e i suoi che da sedici ore si trovavano li dentro, furono costretti, per non morir soffocati, ad uscir fuori e ad arrendersi. Ciò seguiva il 6 novembre 1832. Come poi nel febbraio successivo, la tragedia o almeno il melodramma di cui la Duchessa era stata l’eroina terminasse nella più grottesca commedia, per la inaspettata sua gravidanza, è noto; e, del resto, non ha relazione col sonetto del Belli. Meno note, e in relazione col sonetto, perchè di certo entrarono tra i motivi da cui fu ispirato, sono le oneste e liete accoglienze, che poco tempo prima di questi avvenimenti aveva fatto in Roma alla Duchessa Gregorio XVI.]