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Sonetti del 1832 | 127 |
vilegiate, rilasciandone ricevuta. Si chiamano altresì bussolanti alcuni de’ domestici del papa, dalla bussola delle anticamere a cui stanno di guardia, e che aprono e chiudono quando entra qualcuno. Il loro numero, come il vestiario e le incombenze, ha variato col variar de’ gusti de’ loro padroni.]
4 Misero, posero. 5 I bambini a’ quali si canta dalle madri la nanna. 6 Manda.
LA PARTITA A CARTE.
Arigalata, eccì!1 cche bbèr rampino!2
Vedi un po’ de vennécce3 er zol d’agosto!4
Tu mmo a sto ggioco sce fai tanto er tosto,5
E nu’ la vòi capì cche ssei schiappino.6
Inzomma è ppatto-fatto ch’a ’gni costo
Hai da vince ogni sera er tu’ lustrino:7
Ma nun zai stacce un c.... ar tavolino.
Va’ ar muricciolo,8 va’: quello è ’r tu’ posto.
Guarda io,9 che cco’ ttutta la mi’ jjella10
Pago com’un zignore la mi’ pujja,
Senza d’ariscallamme le bbudella.
E nun fo ccom’e tté ttutta sta bbujja,11
Che appena vedi un pò de svenarella,12
Te bbiastìmi13 er pastèco e lla lelujja.14
Roma, 19 novembre 1832.
- ↑ Suono derisorio dello starnuto.
- ↑ Pretesto, cavillo.
- ↑ Venderci.
- ↑ Proverbio.
- ↑ Il bravo.
- ↑ Principiante, inabile.
- ↑ Mezzo paolo d’argento, detto anche grossetto.
- ↑ [Va’ a fare il] giuocator da murelli per le pubbliche vie.
- ↑ Guarda come io ecc.
- ↑ Disgrazia ostinata.
- ↑ Buglia: [subbuglio].
- ↑ Perdita lenta e continua.
- ↑ Bestemmi.
- ↑ Pax tecum; alleluja.