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Sonetti del 1832 | 117 |
omise la data, che forse non ricordava o non aveva voglia o tempo di ripescare; e fece alcune varianti nel testo e nelle note. In complesso però a me è parsa migliore la prima lezione. Tuttavia, per ogni buon fine, ecco qui anche la seconda:
Benefattore mio, che la Madonna
L’accompaggni e lo scampi d’ogni male,
Dia quarche ccosa a una povera donna
Co’ ttre fijji e ’r marito a lo spedale.
Me lo dà? mme lo dà? ddica: eh rrisponna:
Ste crature so’ ignude tal e cquale
Ch’er Bambino la notte de Natale;
Dormimo1 sott’un banco a la Ritonna.2
Anime sante! se movessi3 un cane
A ppietà! eh arméno4 sce se movi5 lei,
Me facci prenne6 un bocconcin de pane.
Siggnore mio, ma ppropio me lo merito,
Sinnò,7 davero, nu’ lo seccherei....
Dio lo conzóli e jje ne renni8 merito.