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Sonetti del 1831 245

L’UFFIZZIALE1 FRANCESE.

     Voi, sor gianfùtre2 mio, séte uno sciocco
Ar brusco,3 ar zugo, ar burro e in gelatina,
Cór una testicciola piccinina
D’avénne4 er mercordì5 vvent’a bbaiocco.

     Ma ccome un gallo pò cchiamasse un còcco,6
Si er cocco ar monno è un ovo de gallina!
Voi pijjate campana pe’ bbatòcco,7
Voi confonnete er Re cco’ la Reggina.

     E ssull’ova ch’edè8 st’antra bbaruffa?
Se sa,9 mme fate dì a la pollarola
Che vve ne manni du’ duzzine a uffa;10

     E cquella ch’ha studiato a un’antra scola,
Appena ha inteso st’immassciata11 bbuffa
Ve l’ha mmannate12 co’ la còccia sola.13

8 dicembre 1831.

  1. [Il] cuoco. [Dal francese officier. Ma non è dell’uso comune: è una traduzione libera e satirica, fatta dalle altre persone di servizio, una delle quali, appunto, parla nel sonetto.]
  2. [Dal francese Jean Foutre; baron con l’effe.]
  3. [Abbrustolito.]
  4. Averne.
  5. [Giorno di mercato.]
  6. Coq.
  7. [Batocchio, battaglio.]
  8. Che è.
  9. Si sa.
  10. [A ufo.] Oeuf.
  11. Ambasciata.
  12. Mandate.
  13. Cioè: “il solo guscio.„ [Còccia, dal lat. coclea.]