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Sonetti del 1831 227

del sonetto: Er Ziggnore, 3 ott. 31.]      6 [Uno de’ ragazzi fa da medico, e gli altri si fingono ammalati.]      7 [È un gioco più di adulti, che di ragazzi, e si fa così. I giocatori si dispongono in circolo, e in mezzo a loro si motte a sedere quello che dalla sorte fu condannato a star per primo in berlina. Il capogioco va attorno al circolo, e, ad uno ad uno, domanda a tutti perchè quel tale sta in berlina. Ciascuno gli dice la sua, ma a bassa voce. Uno, per esempio, gli dirà che sta in berlina perchè tartaglia; un altro, perchè fa all’amore, ecc. Raccolte le risposte, il capogioco, che deve avere una buona memoria, le ripete tutte di seguito a voce alta; e poi domanda al condannato: “Chi volete che venga in berlina?„ E quello, per esempio, risponde: “Venga chi ha detto che io sto in berlina perchè tartaglio.„ Questo allora è obbligato a rivelarsi, e ad andar lui in berlina; e così continua il gioco, il quale è anche una penitenza, che si dà ne’ giochi di pegno.]      8 [Nasconderello o nasconderella a Firenze; rimpiattìno a Pistoia. V. la nota 4 del sonetto: Er passetto ecc., 17 dic. 45.]      9 [E il bargello. Imitandoli, cioè, quando camminavano guardinghi di notte con la lanterna cieca ecc.]      10 [Uno fa da toro, gli altri da giostratori.]      11 [Quando manovrano, s’intende.]      12 [Si fa precisamente come a Firenze.]      13 [Più comune, almeno ora, a acchiapparella. E non corrisponde già al chiapparello, ma bensì al ripiglìno, de’ Fiorentini; anzi, per dir meglio, a quello de’ duo diversi ripiglini, che si fa avvolgendosi sulle mani del filo ecc., e che gl’Inglesi chiamano culla del gatto.]      14 [V. vol. VI, pag. 272, nota 11.]      15 [Si chiama così anche nelle Marche, nell’Umbria e altrove. In Toscana, secondo il Pitrè, pag. 101-102, far meglio al muro.]      16 [A zombare, saltare, scale. Cioè, a chi ne salta di più in una volta.]      17 [Alle bocce.]      18 [Alla trottola.]      19 [Alle piastrelle, alle murielle.]      20 [Per consenso spontaneo de’ giocatori, ovvero facendo a la conta, cioè al tocco, si elegge la mamma o mammaccia, che deve dirigere il gioco, e che lo comincia col fare un nodo a un fazzoletto, e col gettarlo in aria. Gli altri tutti, a gara per riacchiapparlo; e poi, quello a cui è riuscito, mossosi co’ compagni in circolo intorno alla mamma, dà a tenere a lei la cocca (er pizzo) col nodo, tenendo lui quella opposta. Allora la mamma gli propone un indovinello; e so egli non riesco a spiegarlo, dove passare la cocca al vicino di destra, a cui la mamma ripropone il medesimo o altro indovinello; e così di seguito. Ma se lo spiega lui o un altro, la mamma lascia subito la cocca annodata, gridando: Mena, mena!, e il fortunato spiegatore ha il diritto di rincorrere i compagni o di picchiarli con quella, finchè la mamma non gridi: Morè,