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Sonetti del 1831 213

L’EDITTO PE’ LA CUARESIMA

     Er curato a la messa ha lletto er fojjo
Che cc’è l’indurto,1 e ccià spiegato tutto.
A ppranzo se connissce co’ lo strutto,
Ma la sera però ssempre coll’ojjo.

     Carne de porco mai: sai che ccordojjo
Sti jótti2 de salame e dde presciutto!
Pe’ mmé ciò3 un zanguinaccio,4 ma lo bbutto,
Ché io nun vojjo scrupoli, nun vojjo.

     La matina se pò pe’ ccolazzione
Pijjà un déto5 de vino e un po’ dde pane,
Da non guastà er diggiuno in concrusione.

     Poi disce a li cristiani e a le cristiane
D’abbandonà er peccato, e ffà orazzione
Sin che nun s’arissciòjje le campane.6

Roma, 24 novembre 1831.

  1. [“Editto sull’osservanza della Quaresima... Con indulto apostolico.„ Così è intitolato, secondo il solito, quello del 17 febbraio 1830, l’ultimo, cioè, che il Belli può aver avuto presente nello scrivere questo sonetto; il quale, del resto, più che le testuali prescrizioni dell’editto del Cardinal Vicario, ritrae le spiegazioni e le amplificazioni fatteno dal curato.]
  2. Si sottintende a: “per questi ghiotti.„
  3. Ci ho.
  4. [Corrisponde al “roventino„ de’ Fiorentini, se non che il sanguinaccio è sempre insaccato come il salame.]
  5. La misura di un dito.
  6. V. il sonetto... [La Quaresima, 4 apr. 33, nota 6. Dove è detto che le campane si sciolgono la mattina del sabato santo. Per gustare però questa terzina, bisogna anche sapere che essa è un’interpetrazione arbitraria, ma corrispondente alla realtà delle caso, di un’esortazione che credo non manchi mai nell’editto per la quaresima, e che in quello citato forma proprio il primo periodo: “Se in ogni tempo tutti i Fedeli Cristiani„ (ahi! ogni fedel cristiano, nell’uso comune, vuol dir quasi “ogni minchione„), “i quali si vantano di essere fedeli seguaci, e imitatori costanti del nostro Divin Redentore, devono santamente condursi facendo mai sempre in ogni loro azione risplendere la purità dell’animo, e lo spirito di penitenza; all’appressarsi però di quei santi mistici giorni, che al pensier ci richiamano l’augusto ineffabile mistero di nostra comun Redenzione, un maggior impegno, e un più vivo fervore deve accendersi nel cuor di ciascuno per la pratica sincera delle cristiane virtù, e per l’edificante esercizio di una salutar penitenza.„]