Pagina:Sonetti romaneschi I.djvu/495


Sonetti del 1831 183

stantino.]      29 [Voluto intendere, inteso di dire.]      30 [Così si risponde sarcasticamente, quando non si vuol ripetere quel che s’è detto prima, e che non può piacere all’interrogante. — Assóggna: sugna.]


LA COLONNA DE PIAZZA-COLONNA.

     Ma cch’estro ha da vienì a ’no scarpellino
De stampà le colonne a cressceccala,1
Come jerzéra tu fascessi in zala
Co’ cquer rotolo tonno de scerino!

     Sti pupazzetti2 poi vestiti in gala
So’ ttutte l’Arte antiche: c’è er rotino,
Er barcarolo, er muratore, e inzino
La ggente co’ la sega e cco’ la pala.

     Ce so’ puro le forche, li tormenti,
La carestia3 cór zanto madrimonio
E tutti l’antri sette sagramenti.

     Pare fatta per arte der demonio!
Eppuro no, cché in diesci ggiorni o vventi
La bbuttò ggiune un certo mastr’Antonio.4

Roma, 23 ottobre 1831.

  1. [Di figura spirale. V. la nota 3 del sonetto: Er viscinato, 24 genn. 32.]
  2. [Pupazzo: fantoccio.]
  3. Eucaristia.
  4. Colonna Antonina.