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172 Sonetti del 1831


Giraud diresse allo stesso Di Pietro: lettera che il Belli nella nota 14 dice pubblicata, ma di cui io non ho potuto trovare altro che una copia manoscritta in una miscellanea della Chigiana. Eccone qui un sunto, a compimento di detta nota. — A’ primi di maggio del 1831, il Di Pietro, affermando di aver fin allora rimesso circa 3 300 scudi all’anno nell’appalto della neve, che egli e suo padre tenevano in società con un altro, e che secondo il contratto avrebbe dovuto durare nientemeno che altri dieci anni, ottenne da Gregorio XVI di poter rescindere codesto contratto, anche subito, purchè si trovasse un nuovo appaltatore. E confidò la cosa al Giraud, scongiurandolo a trovarlo lui, e ad “ottenere il permesso di trattar l’affare con Monsignor Tesoriere, a tavolino, per evitare tutte le lunghe formalità di Notificazioni, Vigesime e Seste.„ Il Giraud si offrì egli stesso per appaltatore; ottenne dal Papa la concessione per trattative private, e abbozzò col Tesoriere un contratto così favorevole, che in diciotto anni gli avrebbe potuto fruttare un 72000 scudi di guadagno. Ciò fatto, e sempre d’intesa coi Di Pietro, propose loro d’entrar con lui in società nel novo appalto. Ma essi lo ringraziarono, dicendosi lieti d’uscirne senz’altro. Allora egli si associò il cav. Gozzani; mise insieme in tanti sacchetti l’anticipazione di 27000 scudi, che il Governo in quelle sue strettezze d’allora chiedeva, e fissò la stipulazione del contratto per il 30 di maggio. Ma poichè Monsignor Di Pietro doveva ancora pagare alla tesoreria un residuo per gli ultimi sette mesi dell’appalto, e la mattina del 30 non l’aveva ancora pagato, la stipulazione non potè farsi; ed egli dette al Giraud per quella sera un appuntamento in casa propria, per prender gli ultimi accordi, dacchè il Giraud e il Gozzani si erano offerti di pagar essi per lui. E qui mette davvero conto di lasciar parlare l’autore del Don Desiderio, che così apostrofa il Monsignore: “Mentre io attendendovi fino a notte avanzata aveva l’animo ingombro dal timore che vi fosse accaduta qualche disgrazia; mentre studiavo il modo di non farvi pagar nulla per gli ultimi sette mesi del vostro appalto; mentre fra me calcolava quanto mi costavano le somme procuratemi per compire l’anticipazione, e quanto poteva rimanermi di utili dai 72 000 scudi che nel diciottennio prometteva il mio appalto, voi (rabbrividisco in pensarlo!), voi in quel preciso momento, avendo già studiata la maniera per giungere a sorprendere la Clemenza del Sovrano, eravate a’ suoi Piedi, per cacciarmi fuori dell’appalto, ed in premio della fiducia e dell’amicizia rubarmi spese, fatiche, lucro e tutto, stipulando sulla stessa minuta del mio contratto!!!„ Eppure, questa ver-