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140 Sonetti del 1831

LA SALARA DE L’ANTICHI.

     Viscino ar Culiseo,1 tra li cantoni
De li fienili de Padron Vitale,
’Ggnazzio,2 sce troverai sette stanzioni,
C’abbiteressi mejjo a lo spedale.

     Vònno che llì, si nun ho inteso male,
A cquer tempo de ddio de li Neroni,
Se fascessi la frabbica der zale3
Pe’ cconnì le coppiette4 e li capponi.

     E mmo mme viè un’idea! che llì, per bacco,
Chi ssa che nun ce fussi er zito puro
Pe’ ttutto er magazzino der tabbacco?5

     Guasi guasi lo tièngo pe’ ssicuro:
Ma mmo cche vvado a ricuscimme un tacco,6
Per dina, che lo so, ssi mmé ne curo.

Terni, 4 ottobre 1831.

  1. Colosseo.
  2. [Ignazio.]
  3. Sono le così dette Sette-Sale, già terme erette da Tito sull’Esquilino, sopra una porzione della casa di Nerone: donde si vuole che Raffaello Sanzio trasse l’idea de’ suoi oranti [sic! ornati] delle Logge Vaticane. I Romaneschi sono molto propri a confondere il sale, con le sale. [E il Belli, per conto suo, ha qui confuso le Sette Sale, che furono una conserva d’acqua, appartenuta molto probabilmente alle Terme di Tito, con le terme stesse, che ne sono lontane in linea retta circa 300 metri, e che per essere state edificate sopra una delle parti più splendide della Casa Aurea di Nerone, in questa parte, e non nelle Sette Sale, le quali non hanno alcuna traccia di pitture, ci han conservato i famosi ornati a cui il Belli allude. Bisogna anche avvertire, che le sale o stanzioni, non sono in verità sette, ma nove; e che perciò la denominazione di Sette Sale sia probabilmente un’etimologia popolare di Septisolium, nome antico di quella contrada.]
  4. Polpette.
  5. Unitamente a quella del sale va in oggi amministrata la regalia de’ tabacchi.
  6. Taccone. I ciabattini, i calzuolai [sic!] e i barbieri sono i dottori della plebe.