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128 | Sonetti del 1831 |
più o meno verdastro.] 6 [E per questo ho paura, cioè “credo,„ che in meno ecc.] 7 Cervello. 8 [Insieme, nello stesso tempo.] 9 A voltarsi la testa.
ER VINO.
Er vino è ssempre vino, Lutucarda.
Indóve vòi trovà ppiù mmejjo cosa?
Ma gguarda cqui ssi cche ccolore!, guarda!
Nun pare un’ambra? senza un fir de posa!
Questo t’aridà fforza, t’ariscarda,
Te fa vvienì la vojja d’esse spósa:
E vva’,1 si mmaggni ’na quajja-lommarda,2
Un goccetto e arifai bbocc’odorosa.
È bbono asciutto, dorce, tonnarello,3
Solo e ccór pane in zuppa, e, ssi è ssincero,
Te se confà a lo stommico e ar ciarvello.
È bbono bbianco, è bbono rosso e nnero;
De Ggenzano, d’Orvieto e Vviggnanello:
Ma l’èste-èste4 è un paradiso vero!
Terni, 3 ottobre 1831.
- ↑ E ve’, e vedi. [È un troncamento della forma varda, usata spesso per guarda, e corrisponde al gua’ de’ Toscani.]
- ↑ Sterco.
- ↑ [Ha, press’a poco, lo stesso senso di abboccato.]
- ↑ Celebre è la storia dell’Est. Est. Est. di Montefiascone. [Chi non la sapesse, può vederla nel Comentario storico-critico di quella città e cattedrale, del De Angelis (Montefiascone, 1841); e nell’Est! Est! Est! o il Vescovo beone, del Maineri (Roma, 1888). Una curiosa variante è anche nel Giornale di Erudizione di Firenze, 15 genn. 1886.]