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Sonetti del 1831 123

randolo, come più potesse, agli ordini ed usi antichi, che reputava eccellenti, venne recando ad atto siffatta deliberazione con perseverante sollecitudine.„ (Farini, Op. cit., vol. I, pag. 21.) E per la smania di fare e disfare, e di mostrarsi severo, riuscì in complesso una brutta e inopportuna caricatura di Sisto V.]      10 [Possa], possano aver bene.      11 Si.      12 [Amico, caro mio, ecc.]      13 Si.      14 Nel caso ch’egli crepasse.      15 Di fatti, Pio VIII, successore di Leone, fece tor via i cancelletti, de’ quali in certi rioni il popolo fece tanti falò.


L’IMPRESTITI DE COSE.

     Nina: Nina. Ah, de carta!1 Oh Nina: Nina.
Indóve sei, pòzzi morì crepata?
De scerto sta pettegola capata2
Ha da stà su in zoffitta o ggiù in cantina.

     Te viènghi ’na saetta foderata,3
Dove se’ ita tutta stammatina?
Già in zónzola,4 se sa, co’ la viscina,
Senza nemmanco dimme si’ ammazzata.

     E mo nun me ce ride?! quant’è ccara!
Aló,5 damme ’na scursa qui ar macello,
E, si cc’è, ddi’ accusì a la macellara:

     “Sora Diamira, ha dditto accusì mamma
Che je mannate er vostro filarello,6
Ché a cquello suo je s’è rotta ’na gamma.„

Terni, 2 ottobre 1831.

  1. [“Ah, di carta che risponda!„ E carta è, in questo caso, n eufemismo, anche troppo facile a interpretare.]
  2. [Scelta, sopraffina.]
  3. [Perchè ti copra bene. Dicono anche: a farajjolo.]
  4. [A zonzo.]
  5. [Dal francese allons.]
  6. [Arcolaio.]