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Sonetti del 1831 | 117 |
di farina, riso, paste, olio, aceto, ova, biada, crusca, spago, terraglie, ecc., e si vanno confondendo con l’artebbianca, da cui prima erano ben distinti, soprattutto perchè vendevano anche il sale. Venivano ordinariamente, e in parte vengono ancora, dall’alta Italia e anche dalla Svizzera.] 3 Micio: gatto, ladro. 4 Voluto. 5 Rappezzarla. 6 Nome che si dà agli orzaruoli. 7 Rifarmi. 8 Bigio. 9 “Pesti,„ colla e stretta, come avvezzi. [Peri: pere.] 10 Possa. 11 Rallegrarle. 12 Per “sotterfugi.„ 13 Querele. 14 Provato. 15 È abbondanza; ne avanza.
A LI CAGGNAROLI SULL’ORE CALLE.
Bastardelli futtuti, adess’adesso
Si nun ve la sbiggnate1 tutti quanti,
Vièngo giù, ccristo, e vve n’ammòllo2 ttanti,
Tutti de peso e cco’ la ggiónta appresso.
Che sso! mmai fùssim’ommini de ggesso,
Da piantà llì cco’ la fronnetta3 avanti!
Guarda che sconciature de garganti!4
Fùssiv’arti accusì,5 ttanto è l’istesso.
È ggià da la viggilia de Sanpietro,
Che vve tièngo seggnati uno per uno,
Pe ggonfiavve de chicchere6 er dedietro.
Pregat’Iddio, fijjacci de nisuno,
Pregat’Iddio d’arisfassciamme un vetro,
E vvedete la fin de sto riduno.
Terni, 1 ottobre 1831.