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Sonetti del 1830 59


usato anche nelle Marche e nell’Umbria, deriva evidentemente dal potersi dire quasi maturate per forza le poche ciliege che si trovano mangiabili in queste regioni nel giorno della festa di san Marco, cioè il 25 di aprile. Il popolo però lo crede derivato dall’essersi questo santo preso l’incomodo di far maturare per forza in detto giorno un albero di ciliege del giardino papale, per appagare la voglia d’un papa, che le desiderava ardentemente.]      5 [Dal manescalco. E questa repugnanza degli Ebrei è realmente vera.]


CAMPO VACCINO.

4.

     Sto cornacopio su le spalle a cquello
Che vviè appresso a cquell’antro che vva avanti,1
C’ha ssei bbracci ppiù lónghi, e ttutti quanti
Tièngheno immezzo un braccio mezzanello;2
              5
     Quello è er gran Cannelabbro de Sdraello,
Che Mmosè ffrabbicòFonte/commento: Sonetti romaneschi/Correzioni e Aggiunte cco’ ttanti e ttanti
Idoli d’oro che ssu ddu’ lionfanti
Se portò vvia da Eggitto cór fratello.

     Mo nnun c’è ppiù sto Cannelabbro ar monno.
10Per èsse, sc’è; ma nu’ lo gode un cane,
Perché sta ggiù in ner fiume3 a ffonno a ffonno.

     Lo voi sapé, lo vòi, dov’arimane?
Viscino a Pponte-rotto; e ssi lo vònno,
Se tira sù pper un tozzo de pane.4

10 settembre 1830


  1. [Continuando a parlare dell’Arco di Tito, qui ne descrive uno de’ due famosi bassorilievi laterali del fornice, che rappresenta una parte della processione trionfale, cioè i sol- dati coronati che portano sulle spalle il candelabro d’oro a sette rami, e altre spoglie del Tempio di Gerusalemme.]
  2. [De’ sette rami (bracci), quello di mezzo è il più corto.]
  3. [Detto così assolutamente, s’intende sempre il Tevere.]
  4. Con poco dispendio. Allude al tentativo creduto di facile successo ed eseguito veramente negli anni scorsi per mezzo di una macchina. Molti azionisti rimasero ingannati, e perdettero le loro somministrazioni.