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44 Sonetti del 1830


Da ’na mammana1
Fatte sbruffà2 la raschiatura in testa
Cór pizzo der zinale3 o de la vesta.

Magna ’na cresta
De gallo, e abbada che nun sii cappone,
Si nun te vòi giucà la devozzione.

E in un cantone
Di’ tre vvorte, strappànnoce4 tre penne:
“Nunchetinòra morti nostri ammenne.„5

Poi hai d’accenne
Tre moccoli avviati6 a la parrocchia,
Sur un fuso, un vertécchio7 e ’na conocchia.

Appena scrocchia8
Quella cera in dell’arde, alegri Titta:
Svòrtete9 allora subbito a man dritta.

Già té l’ho ditta
La devozzione ch’hai da dì pe’ strada,
Ma abbada a nun sbajjà, Titta, ve’!, abbada.

Come ’na spada
Tira de lóngo insino a santa Galla,10
E lì afférmete,11 e tòcchete ’na palla.12

Si cquella è calla,
Tòcchete l’antra; e come ’n addannato
Poi curre a San Giuanni Decollato:13

E a ’n impiccato
Ditta ’na diasilletta14 corta corta,
Bùttete a pecorone15 in su la porta.

  1. [Da una levatrice.]
  2. [Fàtti sbruffare, spruzzare.]
  3. [Con l’estremità del grembiule.]
  4. [Strappandoci, lacerandoci.]
  5. [Et nunc et in hora mortis nostrae. Amen. La fine dell’avemmaria.]
  6. [Cominciati ad ardere.]
  7. [Fusaiuolo.]
  8. [Crocchia, scoppietta.]
  9. [Svòltati: voltati.]
  10. [Chiesa che s’incontra prima di arrivare all’altra di S. Giovanni Decollato.]
  11. [Férmati.]
  12. [Atto che fanno contro la iettatura, quando incontrano una persona antipatica ecc.]
  13. [Nel cimitero di questa chiesa, per cura della Confraternita fiorentina della Misericordia, a cui essa appartiene, si seppellivano i giustiziati; e alle anime di questi la gente del popolo, e specialmente le donnicciole, andavano e qualcuno va ancora, a chiedere con gran fiducia i numeri per il lotto, nel modo che è detto ne’ versi seguenti.]
  14. [Una piccola Diasilla, la quale non è altro che il Dies irae, battezzato così dal secondo emistichio (dies illa), e che il popolo nella recitazione accorcia spesso a capriccio.]
  15. [Bùttati carpone, come le pecore.]