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42 Sonetti del 1830

degli Orfani.      6 Guarda.      7 Ostinarsi in alterco.      8 [Silenzio! E volgarmente si dice anche a Firenze.]      9 Fanciullo. [Detto però sempre con un po’ di canzonatura.]      10 Rimescola.      11 [Bel-zitello: bellimbusto.]      12 Che è.      13 Buglia: bisbiglio.      14 [Eufemismo, per non nominare il nome di Dio peggio che invano.]      15 [Voltichiamo]: rivolgiamo.      16 [Giocata di otto numeri, come cinquina di cinque, ecc.]


DEVOZZIONE PE’ VVINCE AR LOTTO.1

     Si vvó’ un terno sicuro, Titta mia,2
Senti com’hai da fane: a mezza notte
Méttete immezzo ar cerchio de ’na botte3
Co ttre requiameterne ar Nocchilia.4

     Pe’ strada attacca cento avemmaria,
Chiamanno a ignuna la mojje de Lotte;
E pe’ ccaccià Berlicche co’ Starotte,5
Di’ er Verbuncaro6 e er Noscomproleppia.7

     Doppo ditto tre vorte crïelleisònne8
E pe’ ttre antre groria in cersidèo,9
Di’ Bardassarre, Gaspero e Marchiònne.10

     E si vicino a té passa un abbreo,
Fa’ lo scongiuro a la barba d’Aronne,
Pe’ ffà crepà quer maledetto aéo.11

 Un agnusdeo
Méttece appresso e sette groliapadri
P’er bon ladrone e l’antri boni ladri.

 Trovanno quadri
Co’ la lampena accesa a la Madonna,
Di’ un deprofunni all’anima de nonna.

  1. Non tutto ciò che qui si dice è vero, nè la gran parte di vero si annette tutta alla reale superstizione del lotto; ma si è voluto da me raccogliere quasi in un codice il vero insieme e il verisimile in relazione di quel che so e in compenso di quanto non so (ch’è pur molto) intorno alle matte e stravolte idee che ingombrano le fantasie superstiziose della nostra plebaglia. [Questa importante avvertenza non è nell’autografo, ma in un foglietto a parte, che l’autore lasciò insieme con altri dentro una sopraccarta, sulla quale aveva scritto: “Varianti e note per alcuni sonetti già fatti e ricopiati.„ Più tardi però, pensandoci meglio, rifece addirittura il sonetto, intitolandolo: Una bbella divozzione, come può vedersi alla data 7 dic. 32. Si veda altresì quel che ne diciamo nella Prefazione.]
  2. [Bista, Giambattista mio.]
  3. [La prima lezione di questo verso, non cancellata nell’autografo, diceva cosi: Sputa prima in ner bùscio (buco) d'una botte.]
  4. [Questo strano accozzamento di Enoc ed Elia in una sola persona, è realmente comune tra i Romaneschi; i quali, anzi, credono che alla fine del mondo, per combattere l’Anticri- sto, il Nocchilìa scapperà faori da una buca, sconosciuta, presso la Basilica di S. Paolo. Cfr. il sonetto: La fin der monno, 25 nov. 31.]
  5. [Astarotte.]
  6. [Et verbum caro factum est, et habitavit in nobis. Passo del Vangelo di san Giovanni, con cui ordinariamente si chiude la messa.]
  7. [Nos cum prole pia benedicat Virgo Maria. Versetto col quale chi fa l’uffizio della Madonna risponde al cherico, che gli chiede la benedizione per recitare le lezioni del Notturno. Ma è anche la chiusa del rosario, delle litanie e d’altre preghiere, quando si recitano in famiglia.]
  8. [Kyrie eleison.]
  9. [Gloria in excelsis Deo.]
  10. [Baldassarre, Gaspare e Melchiorre: i Re Magi, che il volgo reputa molto potenti sulle cose misteriose.]
  11. [Propriamente, aéo è uno de’ gridi de’ cenciaioli girovaghi ebrei. Ma oggi si sente più poco. S’usa però tuttora anche in un altro senso metaforico, nel senso cioè di “malandato, guasto ecc.„ per esempio: Sto lenzolo è troppo aéo.]