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Sonetti del 1830 33

Gesù.„ Le tre prime voci esprimono tre segni che nella così detta Santa-Croce (cioè l’abbecedario, perchè innanzi all’A precede una †) vengono appresso alla Z, e sono &. V. R.: il busse poi vi si aggiunge onde far cadere in rima [sic] il nome di Gesù, che termina la canzoncina. [A me invece pare evidente che nelle crocisante antiche dovesse esserci anche l’abbreviatura del bus latino, dopo quelle dell’et, cum e rum. E infatti, il mio bravo amico Ignazio Giorgi mi ha ripescato codesta abbreviatura, messa appunto dopo le altre tre, in un alfabeto, che G. B. Palatino dà come esemplare di scrittura corrente del suo tempo, sul principio del Libro nuovo da imparare a scrivere tutte sorte lettere antiche e moderne ecc. (Roma, 1543). E in un altro alfabeto che lo stesso Palatino dà per longobardo, al posto dell’abbreviatura del bus si trova quella dell’us, che può dirsene la genitrice. Col decadere dello studio del latino si capisce come poi, mentre le abbreviature del cum e del rum venivano lette per con e ron, quella del bus, soppressa affatto nella stampa, rimanesse tuttavia nell’uso, perchè compiva il verso e si prestava ad aggiungercene un altro sul serio o per ischerzo. Resta però a chiarire per quali segni intermedi, o per quale capriccio, in molte crocisante anche modernissime (per esempio, Foligno, Campitelli, 1884), per l’abbreviatura del cum si sia usato, almeno negli Stati ex-pontifici, quel V tagliato, che è il segno del versicolo dei libri liturgici; mentre negli alfabeti del Palatino si trova nelle sue varie forme il solito Ↄ, che fu anche in uso, alternato però col C, nelle crocisante toscane. (Cfr. la nuova Crusca, il Fanfani e il Giorgini-Broglio, alla voce cònne.) È bensì vero che il Palatino, nel primo de’ due alfabeti che dà come esempio di Lettere Cifrate, inventate, pare, da lui, e che ognuno, del resto, come egli dice, può inventare a sua posta, mette per codesta abbreviatura un V tagliato orizzontalmente nel mezzo; ma questo fatto verrebbe anzi a provare, se ce ne fosse bisogno, che un tal segno non doveva essere in uso negli alfabeti comuni. Nè mi pare probabile che, dal trovarsi nel libretto del Palatino a quel modo, sia poi passato nelle crocisante. Meno improbabile è invece che, e per ignoranza e per mancanza del vero segno, ci passasse dai libri liturgici, perchè il segno del responsorio, che in essi lo segue, corrisponde a quello del rum che lo segue nelle crocisante. — Negli Abruzzi, “dopo le sigle latine di et, cum e bus si aggiungeva per celia: A quillu che legge, se rompe lu mussu.„ (De Nino, Usi Abruzzesi; Firenze, 1881; vol. II, pag. 64.) A Milano, secondo una nota all’Epistolario di Gustavo Modena (Roma, 1888; pag. 206), dopo e, con, ron e bus, si