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cclxxxiv | Prefazione |
compose, salvo forse qualcuno che per caso potesse essere andato perduto. (Cfr, nel presente volume la nota 1 a pag. 65.)„
Ma dodici sonetti, che sarebbero dovuti entrare nel sesto volume, li ho esclusi io di mio arbitrio, perchè m’è parso che, contrariamente a quanto l’autore dice nella sua Introduzione, l’oscenità vi fosse voluta, né avessero quell’intento storico e civile, che è negli altri simili. (Cfr. l’avvertenza premessa a codesto volume.) Chi non ama le porcherie per le porcherie, mi sarà grato di questa esclusione, come di certo me ne sarebbe grato, se rivivesse, l’autore stesso. Ecco tuttavia i titoli e le date di questi sonetti: 1. A Nannarella, Morrovalle, 20 settembre 1831; — 2. Un mistero spiegato, 28 settembre 1831 (imitazione del sonetto del Porta: Gh’è al mond di Cristïan tant ostinaa); — 3. Er presepio, 29 novembre 1831; — 4-11. Le confidenze de le regazze, Roma, 10 dicembre 1832; — 12. Li studi de li regazzi, 4 giugno 1834.
Due altri pure, composti nel 1835 per la principessa russa Zenaide Volkonski, alla quale forse il Gogol dovette la conoscenza del Belli (V. qui sopra, pag. ccxxxviii, nota), li ho esclusi, ma perchè dall’autore medesimo dichiarati, come sono lealmente, insipidi e contrari allo spirito della raccolta.
Non ne ho invece esclusi trentadue, che pure da un No e da un frego sicuramente di mano del Belli, o da altri indizi del pari sicuri, paiono da lui rifiutati: paiono, dico, perchè per alcuni di essi non se ne vede proprio la ragione, mentre si vede assai bene per gli altri, che, essendo quasi tutti de’ primissimi ch’egli scrivesse, hanno naturalmente molti difetti. Ma appunto come documenti delle sue prime mosse, io ho creduto bene di pubblicare anche questi. Ecco però l’elenco di tutti e trentadue, secondo il volume e la pagina in cui si trovano: — in questo volume, pag. 9, 10, 11, 12, 13, 15, 16, 17, 28, 29, 35, 37, 40, 42, 48, 83, 103, 109, 114, 123, 130, 152, 159, 162, 198, 203, 218 e 237; — nel volume sesto, pag. 14, 16, 33 e 89.
Altri settantadue non hanno il No, ma un semplice frego, che in ventitré parrebbe di mano del Belli, e ne’ rimanenti quarantanove è assai più dubbio. Ma basta dare un’occhiata ai ventitré, quasi tutti stupendi, per capir subito che il frego fu fatto con l’intendimento di escludere (forse da un’edizione ideata ma non eseguita, e certamente assai prima di quella del Salviucci, per la quale gli autografi furono in parte malconci con cancellature e castrature e cambiamenti per lo più di mano del Tizzani) sonetti che potessero suscitare