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cclxxviii Prefazione


I primi sonetti del Fucini portano tutti la data del 1870; e il primissimo fu scritto nell’inverno di quell’anno,1 quando, è vero, non era ancora stata pubblicata la mia edizione de’ Duecento Sonetti del Belli, cbe uscì nella primavera; ma quando era già uscito da un anno, nella Rivista Contemporanea di Torino (diretta a Firenze dal De Gubernatis, e quindi a Firenze molto diffusa), il mio studio sul Belli, con dodici sonetti per saggio; e quasi tutta a Firenze s’era già venduta la prima mia edizione d’una quarantina di sonetti (Sanseverino-Marche, 1869), della quale il primo a chiedermene più d’una copia fu per l’appunto il Sindaco di Firenze, Peruzzi, con cui il Fucini doveva essere non solo in relazioni di ufficio, come impiegato del Municipio, ma anche in qualche dimestichezza, se poco dopo gli fece il famoso sonetto de’ calzoni corti. 2 Non bisogna poi dimenticare che molti sonetti del Belli giravano già almeno da trent’anni per tutta Italia, manoscritti o saputi e recitati a memoria da Romani e da non Romani; e, non volendo tener conto di alcuni pubblicati alla spicciolata qua e là, e di certe raccolte orribilmente spropositate, non bisogna però dimenticare che circa ottocento n’erano stati pubblicati fin dal 1865-66 a Roma nell’edizione Salviucci, alterati quasi tutti, è vero, ma sempre tali da rivelare intero il segreto dell’arte del poeta. Mi consenta dunque il De Amicis d’esser io, alla mia volta, certissimo del contrario di ciò che egli in buona fede, ma troppo ingenuamente, ha affermato.

“Ma questo non monta„, aggiunge il De Amicis: quel che monta è che de’ due poeti, “l’uno non rammenta l’altro, se non in qualche soggetto comune, e nulla più che per caso.„.

  1. De Gubernatis, Dizion. biogr. degli Scrittori contemporanei; Firenze, 1879; pag. 472.
  2. Ediz. cit., pag. 87