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cclvi | Prefazione |
diandosi di ricavar pensieri e parole sempre da questo; e per fare a meno di note dichiarative, ha stampato addirittura in testa a ogni sonetto il passo del catechismo cui si riferisce. In un sonetto poi, che serve di proemio, dà così ragione, argutamente, dell’opera sua:
A CHI VÒ LÈGGE.
V’aricordate che da regazzino |
E che la dottrina non valga più che tanto, lo provano le domande di Peppetto e le risposte del curato.
Peppetto, per esempio, vorrebbe sapere che cosa sia il mistero, e il curato risponde:
Lassa stà ste faccènne, fìjo caro: |
(Sonetto III.)
Peppetto non intende la Comunione de’ Santi e il curato gli dice:
Che vòi fa, fìjo mio? te compatisco, |
- ↑ Tenevate.