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Prefazione 251

perduto (nato nel 1836, mori nel 1881), eccoci condotti naturalmente a parlare, poiché egli fu de’ più originali e felici continuatori della poesia romanesca del Belli.


VI.


Benché il numero de’ sonetti del Belli sia stragrande (io scrivevo nel novembre del 18771), pure la vita e in parte anche la lingua d’un popolo come il romano, son sempre tanto varie, ricche e mutabili, che è ancora possibile ritrarle da nuovi aspetti, anche continuando la maniera del Belli. Ma, prima di tutto, questa maniera bisogna impararla, ed è cosa difficilissima; poi, bisogna scansare il pericolo che il modello ti faccia violenza e usurpi il luogo delle impressioni immediate e vergini; e infine, quando siano vinte queste due difficoltà, ne resta sempre una terza, vale a dire, che il modello faccia violenza al giudizio de’ lettori, i quali spesso lo vedono anche dove non è. In questi scogli naufragarono fin qui tutti quelli che, dopo il Belli, scrissero in romanesco.


    mia andata. E io, infatti, partii da Spoleto, dicendo senz’altro ohe mi recavo a Gubbio per vedere un amico romano. Ma al mio arrivo nella patria di messer Cante, mi venne incontro, ridendo, il vice-cancelliere della pretura, Filippo Bontà, e mi confidò che il Prefetto di Perugia, informato da Spoleto della mia misteriosa partenza, aveva telegrafato che mi sorvegliassero, temendosi qualche novo complotto garibaldino, avendo io preso parte alla campagna del 67. E, come si vede, il Prefetto di Perugia era servito a dovere! Ma se la cosa non era punto pericolosa per me, poteva esserlo assai per quella preziosa cassetta. E quindi una ragione di più per dissimularne l’esistenza.

  1. Tutto questo capitolo, pubblicato nella Nuova Antologia del 15 aprile 1878, fu l'anno dopo premesso ai Centoventi Sonetti del Ferretti (Firenze, Barbèra). E il signor Amedeo Roux ne trapiantò poi, senza citarlo, l’orditura e tutte le idee fondamentali nel suo volume: La Littérature contemporaine en Italie; troisième période; Paris, 1883. Lo avverto, perchè qualcuno, non conoscendomi, potrebbe credere che fossi io che avessi copiato dal Roux.