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ccxxxviii | Prefazione |
scredente, e ne diceva di tutti i colori; mentre un altro gesuita, che pareva un san Luigi Gonzaga, si sbracciava per convertirlo. A certi punti le risate del pubblico andavano alle stelle, proprio come in teatro; e la farsetta finiva, già s’intende, col ravvedimento dell’incredulo.
Ma con quanta varietà il Belli ha saputo servirsi della forma dialogica! la quale, mantenuta in così straordinario numero di componimenti, sarebbe diventata monotona. In un sonetto avete un dialogo tra due o più persone che parlano tutte il romanesco; in un altro invece, uno degl’interlocutori usa l’italiano o, se straniero, qualche cosa che gli somiglia. Ora incontrate un vero e proprio monologo: ora parla una sola persona, ma con altre, e riferisce discorsi di terzi, spesso in lingue straniere o in italiano, romanescamente spropositati. Infine, in molti sonetti parla pure una sola persona; ma (cosa mirabile!) dalle sue parole voi capite subito, senza nessunissimo sforzo, le risposte dell’altro o degli altri interlocutori, e perfino i gesti, le mosse, tutta insomma la controscena. Quest’ultima specie di dialogo, se non può dirsi che l’abbia inventata il Belli, perchè se ne incontra brevissimi e fugge-
mie precise parole), "che lo portò poi ad aver paura dell’ombra propria.„ Forse però io non feci rilevare con troppa chiarezza che anche i sonetti d’argomento politico o religioso son parte integrale del gran disegno di ritrarre la vita, il sentire e il pensare della plebe romana, in tutte le loro manifestazioni: quel disegno, di cui il russo Gogol, scrittore de’ più capaci a comprenderlo, aveva fin dal 1839 informato il Sainte-Beuve, viaggiando con lui da Roma a Marsiglia; e che il critico francese accennava poi, in questo modo, in uno de’ suoi famosi Lundis (1° dic. 1845): "M. Gogol me dit avoir trouvé à Rome un véritable poéte populaire appelé Belli, qui écrit des Sonnets dans le langage transtévérin, mais des Sonnets faisant suite, et formant poeme. Il m’en parla à fond et de manière à me convaincre du talent originai et supérieur de ce Belli, qui est reste si parfaitement inconnu à tous les voyageurs.„ Premiers Lundis; Paris, 1884; tom. III, pag. 25.