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Prefazione | ccxi |
era sulle labbra e nel cuore della moltitudine.„ Venne
pubblicato ne’ Fiori sparsi sulla tomba di Gregorio ecc.
(Losanna, 1846), e io l’ho riprodotto, insieme con altre
satire, nelle note a quello già ricordato e popolarissimo
del Belli (vol. V, pag. 343-46).
Tra i detti Fiori c’è anche un’atroce parodia del Cinque Maggio, ed eccone alcune strofe:
Ei fu. Siccome immobile
Stette di vita nuda
La vecchia spoglia e al diavolo
Lasciò l’anima cruda,
Così per gioia attonito
Il mondo al nunzio sta,
Lieto pensando all’ultima
Ora di quel brutale,
E spera che una simile
Orma di piè papale,
Di Cristo il gregge e i pascoli
Più non devasterà.
Lui sbevazzante in solio
Vide il mio genio e tacque,
Finché alla sua tirannide
Ognun di noi soggiacque:
E di mill’urli al sonito
Il suo misto non ha.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Fu vera infamia, e i posteri
Si stupiran di nui,
Che abbiam sofferto taciti
Un tristo come lui,
Che del buon Dio Vicario
Da Satan ci trattò.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Ei si nomò Gregorio;
Promise mari e monti
E le paterne viscere
A’ suoi popoli tonti,
Mentre in paura orribile
Tremante si trovò.