Pagina:Sonetti romaneschi I.djvu/219


Prefazione ccvii


Dopo morto Pio VIII, che regnò venti soli mesi:

     Breve, ma ben regnò l’ultimo Pio:
Odiò l’arbitrio, amò la pace altrui,
Non ebbe d’esser despota disio,
Non arricchì ladroni intorno a lui,
Non fe’ bottega del poter di Dio.
O Padri Santi, successori sui,
Se imitar nol potete in tutto il resto,
Superatelo almeno in morir presto.

E sulla sua tomba;

     L’ottavo Pio qui giace,
Che essendo cardinal fu assai stimato:
Nel suo pontificato
Pianse,1 dormì, morì:
Requiescat in pace.

Né basta:

L’Ottavo Pio fu Papa; visse, è morto,
E, grazie a Dio, nessuno se n’è accorto.

E durante il breve regno dello stesso Pontefice, anzi ventiquattr’ore dopo la sua elezione, Pasquino poteva vantarsi d’aver acquistato un formidabile collaboratore in Giuseppe Gioacchino Belli, come appare dal sonetto: Pio Ottavo, 1 aprile 1829, e dalle prime righe delle mie note. Ma a quel piccolo capolavoro mancò affatto uno de’ caratteri principali delle pasquinate, voglio dire la popolarità, che ebbero invece, e straordinaria, altri sonetti del Belli, scritti quasi tutti sotto Gregorio XVI, i quali però, quantunque siano un bel numero, appaiono tuttavia piccola cosa rispetto all’intera opera sua, rimasta in complesso assai meno popolare di quel che comunemente si credo.

  1. Piangeva infatti assai facilmente.