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Prefazione | clxxxvii |
Qui giace Lambertini da Bologna,
Che visse e scrisse più che non bisogna.
E ancora: Vir bonus in folio, in solio bonus vir. (Ms. della Marucelliana, cccii.)
L’11 maggio 1768, Alessandro Verri scriveva da Roma al fratello Pietro, a Milano: "Corre questo ridicolo epitaffio sul marchese Tanucci:
D. O. M.
BERNAEDINO TANUCCIO
ecclesiastica auctoritate deleta
regia aucta
utraque sibi attributa
LUTHERUS CALVINUS ZUINGLIUS
grati animi m. p. p.
anno domini mdcclxviii.„
E insieme gli mandava, come ugualmente diffusi per Roma, anche due versi, ne’ quali si finge che risponda il Tanucci:
[In] quattro siamo stati, signor mio:
La carta, penna, calamaro, ed io.1
Per la sede vacante ( 1769) di Clemente XIII, e più ancora per quella ( 1774-75) del suo immediato successore Clemente XIV, le pasquinate prò e contro i due papi e i Gesuiti, che il primo difese e il secondo abolì, diluviarono addirittura; né c’è bisogno d’aggiungere che furono, per la massima parte, opera dei Gesuiti stessi, o di preti e di frati loro emuli ed avversari. Io solo ne
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- ↑ Lettere e scritti inediti di Pietro e di Alessandro Verri; Milano, 1879-81; vol. III, pag. 148.