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Prefazione | clxxiii |
L’Italia degl’Italiani, in un lungo dialogo tra lui e Marforio,1composto evidentemente dopo che nel 1628 gli Spagnoli tentarono invano l’assedio di Casale, occupata dai Francesi.
Il dialogo è intitolato: Pasquino franzese e Marforio spagnolo; ma alla fine, Pasquino conclude:
Hor facciamo a parlar senza passione:
Vuoi ch’io ti dica? questi oltramontani
Sono una mala razza [di persone?].
Dio ci liberi pur dalle lor mani
E rimandi ciascuno al suo paese,
Sì che l’Italia resti all’Italiani,
E qui poniamo fine a ste contese.
"Di cannoni il Papa presente„ (Urbano VIIT) "ha molto contribuito alla mancanza [sic], che prima n’havea lo Stato Ecclesiastico... Molti sono stati gettati di nuovo per Castel Sant’Angelo, col valersi anco del metal antico di cui era singolarmente adornato il tempio di tutti i Dei, hoggidi detto la Rotonda. Onde nacque il motto di Pasquino: Quod non fecerunt Barbari, Barbarini fecerunt.„ Così, nella sua, Relazione del 1635, l’ambasciatore veneto Contarini.2 Dunque (e non tutti lo sanno) la famosa pasquinata è contemporanea al vandalismo, anzi al barbarinismo. Nè tutti sanno che quel bronzo, di cui erano rivestite le travi del portico del Panteon, e col quale furono fatti, chi dice più d’ottanta, chi centodieci cannoni, e le quattro colonne e il baldacchino dell’altar maggiore di San Pietro, pesava, secondo il Nibby del 1819,3 libbre 45 000 250; e, secondo il Nibby del