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Prefazione | clxxi |
“Comparve un giorno di domenica Pasquino con una camicia stesa al sole, che voltava e girava con gran sollecitudine per farla asciugare presto, ed interrogato da Marforio della causa perchè non aspettasse il lunedi per seccar la sua camicia, rispondeva: M’asciugo, innanzi che il sole si venda!, alludendo a un gran numero di gabelle... che Sisto aveva in quei giorni imposto sopra molte cose commestibili.„ (Ibid., pag. 81.)
Un altro giorno, dopo i "rigorosi divieti„ di Sisto contro le pasquinate, si vide "Pasquino con un ventre gonfio come una botte, e di sopra il motto: Crepo per non poter parlare; ed un’altra figura simile, ma col ventre rotto in più luoghi, col motto: Son crepato, per avermi troppo chiusa la bocca; ed a canto un’altra figura della stessa maniera, con queste altre parole: Amo meglio crepare, che tacere.„ (Pag. 81-82.)
"Acerbissima fu la pasquinata che comparve un giorno in più luoghi di Roma, cioè una figura dipinta a mano con inchiostro, che conteneva un estratto della favola d’Esopo, cioè un tronco di albero con la mitra papale, ed una cicogna dall’altra parte vestita alla papalina e nel mezzo un pantano pieno di Romani con molte rane trameschiate insieme, con il colpo d’impresa consistente in queste parole: Merito haec patimur, volendosi figurar con questo che da’ Romani s’era disprezzato il Buoncompagno, che vuol dir Gregorio XIII, appunto come se fosse stato un tronco, ma che in pena dal cielo gli era stata mandata una cicogna che gli devorava.„ (Pag. 82. j
"Aggiungo due altre pasquinate sopra lo stesso proposito del rigore di Sisto. Nella prima veniva rappresentato Gregorio Buoncompagno vestito da donna, con il triregno in capo, e con una conocchia e fuso in mano, che filava della canapa; ed accanto Papa Sisto, con molti carnefici all’intorno, che andavano intrecciando lacci ed accomodando mannaie, con lo parole nel mezzo: