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clviii Prefazione

disse che ciò non si doveva fare, soggiungendo che Pasquino, ancora nel più basso fundo del fiume, a uso delle rane, non havrebbe tacciuto. Disse alhora il Papa: — Ardasi dunque, et facciasene calcina, acciochè non vi resti alcuna memoria di lui. — Rispose un’altra volta il Duca: — La Santità Vostra dice bene ma benché così crudelmente s’ardesse, non però gli amici poeti taceranno, i quali con versi invidiosi honoreranno il padron loro, et ordinatogli un giorno solenne celebreranno ogni anno il luogo di supplicio. — Et cosi, con questi scherzi di parole, il Papa piacevolissimamente ritirò dallo sdegno a giuochi et allegrezza tutti i sentimenti suoi.»

Ma il Burckhardt1 afferma recisamente (senza però dire su che fondamento), che questi propositi contro il povero Pasquino, attribuiti dal Giovio ad Adriano, furono invece di Sisto IV. Ora, quantunque io, come ho detto, inclini a credere che Pasquino cominciasse il suo uffizio di satirico prima del 1501, cioè prima che il Caraffa gli facesse il piedistallo; tuttavia, fino al pontificato di Sisto IV (1471-1484) non oserei davvero spinger-


    havere il modo da potersene ritornare. Il Pontefice disse al medesimo Vianesio, che gli mandasse ventiquattro ducati do’ suoi, che poi glie li restituiria. Et così esso glie li mandò, et venne il Bolognese. Venuto che ei fu, messer Vianesio disse al Pontefice, che la persona era venuta, et che Sua Santità gli restituisse i suoi danari. Il Papa rispose: "Audiamus prius hominem.„ Et in somma non la volse intendere di dargli i ventiquattro ducati. All’ultimo, introdotto il Bolognese in gran secreto, disse: "Pater Sancte, se volete vincere il Turco, vi bisogna fare una grand’armata per mare, et per terra...„ et non disse altro. Rimase il Pontefice aggricciato, et colui se ne partì. Disse poi il Papa a messer Vianesio (il quale è ancora suo familiare, et venne di Spagna con Sua Santità): "Per Deum, iste vester Bononionsis est magnus truffator, sed truffaverit nos expensis vestris.„ Et così non gli ha voluto dare i ventiquattro ducati. Ho voluto scrivervi questa burla, la quale è stata verissima.„

  1. La Civiltà del secolo del Rinascimento in Italia. Traduz. del Valbusa. Firenze, 1876; vol. I, pag. 220, n. 3.